GIOCARE IN BORSA SENZA PERDERE????
Il sistema delle "piccole cifre"
-Un utopia o una realtà?, non ci sono mai certezze su un argomento del genere, Broker promettono guadagni sicuri e investimenti sicuri? niente di più errato...
- L'unica cosa certa, se siete dei neofiti, ma avreste sempre voluto provare a entrare nei difficili e complicati sistemi di trading e dei mercati è sperimentare in prima persona....Ma come??? viene da chiedere...
e sopratutto COME PROVARE SENZA PERDERE SOLDI??????....
E' facile basta iscriversi
su http://www.borsaitaliana.it/varie/loginservices/borsavirtuale/intro/borsavirtuale.htm
il sito dove potrete sperimentare la Borsa Virtuale,,,,, partite a investire con un portafoglio di 10 000 euro
giusto per iniziare a fare dei piccoli investimenti "virtuali", con dati e percentuali di rialzo e ribasso veri e aggiornati, ma con le commissioni di compravendita di solo 1€, i primi tempi vi accorgerete che state facendo le cose un po a caso.....e a volte capiteranno vincite o perdite impreviste,
mentre quando inizierete a capire i meccanismi del trading (avanzato) vedrete che guadagnare non è poi così difficile.....e vedrete il vostro gruzzoletto aumentare di giorno in giorno a patto che appena guadagnate su un azione o un ETF un minimo di 50€ rivendete subito il titolo senza affezionarsi troppo....ma nella realtà è tutto così semplice????
Ovviamente NO, 10 mila euro per giocare in borsa a qualcuno possono sembrare una fortuna, ma per il trading non sono nulla, a meno che non pagate 1€ di commissioni,,,,,cosa impossibile dato che le commissioni di compravendita sono di 6€ minimo, quindi 12 euro ad azione più dai 2,95 € ai 20 € a ordine che varia in base ai alle quantità del pacchetto azionario....
Quindi se pensate di aver capito i sistemi di trading per i guadagni sicuri col sistema delle piccole cifre dovete prepararvi a spendere minimo 3-4 mila euro a pacchetto azionario e fare trading con almeno 6-7 titoli differenti. Per tutto il resto....è un gioco....buona fortuna!
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venerdì 21 febbraio 2014
COME GIOCARE IN BORSA SENZA PERDERE
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DIVENTARE RICCHI CON LE OPZIONI BINARIE
Oggi non voglio parlare di un broker di opzioni binarie specifico, ma voglio introdurre un argomento di carattere generale: è possibile diventare ricchi con le opzioni binarie? E se sì, come?
Un argomento interessante e molto attuale, visto che ogni giorno moltissimi italiani si lanciano nella meravigliosa avventura del trading di opzioni. Alcuni guadagnano anche cifre importati e possiamo dire che riescono a diventare ricchi. Altri invece guadagnano meno, le opzioni binarie per loro sono semplicemente un modo per arrotondare lo stipendio. Ma come fa la differenza tra chi diventa ricco e chi no?
Come si diventa ricchi con le opzioni binarie?
Ebbene, non so se esiste una teoria generale. Il consiglio che do sempre è di lavorare con passione, di crederci, di scegliere bene il broker (se si lavora con un broker di opzioni binarie non adatto non si arriva da nessuna parte).
Però voglio aiutare il lettore, che magari ha voglia di diventare ricco facendo trading con opzioni binarie raccontando la storia di 3 persone che ce l'hanno fatta e che hanno raggiunto il benessere economico con le opzioni. Una proviene dagli USA, dove le opzioni sono disponibili da più tempo, altre due dall'Italia.
Tom Clifford, Nevada
Tom si dedica al trading di opzioni binarie fin dal lontano 2009. Impiegato di banca, venne licenziato a causa della crisi dei mutui subprime e si ritrovò con il mutuo da pagare e due figli piccoli da mantenere senza avere nessun tipo di reddito. Iniziò quasi per caso a fare trading di opzioni binarie, capitalizzando le sue conoscenze in materie finanziarie (in particolare sul mercato azionario USA). Dopo 3 anni di esperienza, Tom guadagna circa 3.000 $ americani al giorno e cerca di aumentare sempre i suoi profitti. Utilizza, di solito, Anyopion. Non conosco personalmente Tom ma ho avuto modo di parlare con lui molte volte su alcuni forum USA dedicati alle opzioni binarie.
Angelo Minardi, Roma
Angelo ha 41 anni e lavora come insegnante di Scienze presso una scuola media di Roma. Non ha avuto fortuna nella vita (purtroppo è diversamente abile e non può camminare) e vive con l'anziana madre. Nel tanto tempo libero lasciatogli dall'insegnamento, ama navigare su internet. Ed è proprio su internet che scopre, nel 2010, la possibilità di fare trading di opzioni binarie. Non ha nessuna esperienza di finanza ma comunque è caparbio, vuole una chance dalla vita. Studia, si impegna, ci crede fino in fondo e arriva a guadagnare più di 1.000 euro al giorno. Non lascia la scuola che è la sua passione ma ormai il suo tenore di vita è cambiato per sempre. L'ho conosciuto quest'anno all'Alternative Investment Forum di Bari a cui ho partecipato in veste di relatore e ho potuto apprezzare l'intelligenza e la sagacia delle sue domande, anche se si notava che di finanza ne sapeva poco. E' il tipo caso di self made man, che supplisce alle mancanze teoriche con l'impegno e la determinazione.
Mauro de Megni, Firenze
Conosco Mauro perché è un trader esperto, ci conosciamo da almeno 4 anni. Facevamo trading insieme quando ancora ne sapevamo poco. A partire dalla fine del 2013 Mauro ha chiuso tutte le altre attività di trading e si dedica esclusivamente all'attività di trading di opzioni binarie. Era già ricco ma adesso lo è ancora di più. Penso che alcuni mesi riesce a ottenere profitti anche superiori al milione di euro. E' il tipico caso di trader professionale che sfrutta le grandissime opportunità delle opzioni binarie per aumentare i suoi guadagni.
Diventare ricco: cosa ci insegnano queste storie
Le storie che abbiamo appena visto ci insegnano che per diventare ricchi con le opzioni binarie non esiste una regola fissa. C'è chi ha professionalità e competenze tecniche molto elevate ma c'è anche chi riesce a guadagnare molti soldi semplicemente con la forza della disperazione.Niente è impossibile per chi ci crede veramente. E tu, ci credi?
BORSA: TOP 10 AZIONI E TITOLI DA ACQUISTARE
Top 10 Titoli e azioni: Migliori e peggiori
Classifica migliori titoli quotati il 21 febbraio 2014: le migliori azioni da comprare alla borsa di Milano, Nasdaq, Parigi e principali mercati azionari . I top (e i flop) su molteplici orizzonti temporali e per le diverse tipologie di strumento e mercato. Mondo Tv a + 12.96% ai vertici di classifica mentre il peggiore è Valore Italia Axa - 20.00 %,
Su quale titoli investire? La risposta sembra facile....
Su quale titoli investire? La risposta sembra facile....
Migliori | Ultimo | Var% |
Mondo Tv | ||
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Aeffe S.p.A. | ||
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Innovatec | ||
Bee Team | ||
Acque Potabili ( ex Acq Potabili Torino ) |
Peggiori | Ultimo | Var% |
Valore Italia Axa | ||
Seat Pagine Gialle ord | ||
Vita Societa Editoriale | ||
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QUANTE TASSE PAGHIAMO PER COMPRARE AZIONI IN ITALIA
Quanto costa (fiscalmente) investire in Italia per un risparmiatore italiano? Rispetto ad altri Paesi europei dove i calcoli sono un po’ più complessi (ad esempio in Spagna e Regno Unito l’aliquota sui guadagni finanziari varia a seconda del reddito ed è progressiva) in Italia è un po’ più semplice. Le aliquote principali sui redditi di natura finanziaria, posseduti al di fuori dell’esercizio di imprese commerciali, sono proporzionali : 12,5% (per i redditi rivenienti dai titoli pubblici ed equiparati) e 20% (per le altre attività finanziarie).
A partire dal 2012, l’articolo 2 del decreto legge 138 del 2011 ha infatti accorpato al 20% le previgenti aliquote del 12,5% e del 27% facendo eccezione per i titoli di Stato italiani (quindi BoT, BTp, CTz e CcTeu), i buoni fruttiferi postali, i titoli di Stati UE o SEE con cui c’è un adeguato scambio di informazioni fiscali (“white list”) e quelli emessi da organismi sovranazionali (come i titoli emessi dal Fondo salva Stati Esm dell’Unione europea), che sono soggetti a una tassazione del 12,5% sia nella parte relativa al capital gain (plus- minusvalenza sul prezzo) che su quella relativa agli interessi che maturano (cedole e scarti di emissione). Sono invece soggetti a tassazione progressiva Irpef i redditi di capitale degli OICVM extra UE, come i dividendi e le plusvalenze rivenienti da partecipazioni qualificate o, se non si tratta di azioni quotate, emesse da società di “black list”
Prima di prendere la calcolatrice ed effettuare le simulazioni un pizzico di teoria, grazie al contributo degli esperti di Giovanni Barbagelata di Frstax.it: è importante che il risparmiatore impari a distinguere i redditi di capitale (gli interessi che maturano su un titolo, conto corrente o l’eventuale dividendo di un’azione) dai redditi diversi (il cosiddetto capital gain, che è la plusvalenza – o minusvalenza – che si ottiene all’atto del realizzo di un titolo).
Bisogna anche sapere che in Italia gli intermediari finanziari (banche, SIM, SGR, società fiduciarie, etc.) fungono per legge (anche per effetto delle modifiche introdotte dall’art. 9 della legge 97 del 2013) da sostituto d’imposta sulla totalità -salvo limitatissime eccezioni- dei redditi di capitale (interessi, dividendi, etc.) riscossi attraverso il loro intervento, esonerando quindi il contribuente da obblighi dichiarativi; per quanto riguarda i capital gain, è invece possibile optare per il regime “amministrato”, con applicazione dell’imposta da parte degli intermediari con cui il cliente mantiene uno “stabile rapporto” ) oppure quello dichiarativo (in questo caso le plus- minusvalenze andrebbero inserite nel modello Unico della dichiarazione dei redditi, ma senza effetti sull’aliquota da pagare).
È bene ricordare che redditi di capitale e diversi non si compensano tra loro, essendo solo consentita la compensazione delle minusvalenze con le successive plusvalenze. È tuttavia possibile optare, per le gestioni patrimoniali individuali (GPM), per il regime del “risparmio gestito”, dove redditi di capitale e diversi confluiscono in un unico risultato di gestione soggetto all’imposta sostitutiva del 20%.
In ultimo, dal 2013 è entrata in vigore la Tobin Tax che per il 2014 prevede un’aliquota dallo 0,1% sulle operazioni di acquisto di azioni italiane sui mercati regolamentati (0,2% se il mercato non è regolamentato, Otc). Senza dimenticare poi l’imposta di bollo sul dossier titoli (che comprende azioni, obbligazioni, fondi e tutti gli altri investimenti che entrano nel dossier) che dal 2014 è pari allo 0,2% (per le persone fisiche, è stato abolito il minimo, giudicato regressivo, di 34,2 euro che invece resta per giacenze in conto corrente superiori ai 5mila euro).
Bene, adesso abbiamo tutti gli strumenti per effettuare una simulazione. Ipotizziamo di investire 20mila euro, e di ripartirli al 50% tra azioni italiane e BTp. Ipotizziamo che acquistiamo 1.000 azioni della società A al prezzo unitario di 10 euro. Il controvalore dell’operazione è 10mila euro. Su questo importo l’intermediario applicherà la Tobin Tax (0,1%, e quindi10 euro) e le commissioni (che oscillano dallo 0,1% allo 0,7%). Ipotizzando commissioni di negoziazione pari a 0,2% dobbiamo aggiungere 20 euro. Il calcolo delle commissioni è importante perché serve per determinare il prezzo di carico (o fiscale) su cui si calcolerà l’imposta sull’eventuale capital gain. Quindi, il nostro prezzo di carico sarà di 10,020 euro. Ipotizziamo di vendere successivamente le nostre 1.000 azioni al prezzo di 12 euro l’una ricavando quindi 12mila euro. A questo importo però dobbiamo detrarre le commissioni di vendita, nell’ipotesi sempre 0,2%, quindi 24 euro). Quindi l’incasso al netto delle commissioni è di 11.976 euro. L’imposta sul capital gain si calcolerà sulla differenza tra 11.976 e 10.020, quindi su 1956 euro. Su questa cifra sarà applicata dall’intermediario (in caso di opzione per il regime amministrato) l’imposta sostitutiva del 20%, pari a 391 euro. Se invece restiamo in possesso delle azioni e nel frattempo viene distribuito un dividendo (nell’ipotesi del 5%) otteniamo un dividendo lordo di 600 euro (il 5% di 12.000) su cui l’intermediario aderente al sistema Monte Titoli applicherà l’imposta sostitutiva del 20%, pari a 120 euro.
Trattandosi di azioni bisogna considerare anche la Tobin Tax, che non incide però sul prezzo di carico fiscale. La Tobin tax si calcola sul saldo netto a fine giornata relativo allo stesso strumento finanziario (ad esempio se si acquistano prima 800 azioni e poi se ne vendono 200, la tassa sarà calcolata su 600 azioni, così come se poi se nello stesso giorno si rivende tutto il pacchetto precedentemente acquistato non si pagherà alcuna tassa). L'imposta relativa alle transazioni concluse in ciascun mese deve essere versata mensilmente, entro il 16° giorno del mese successivo. Nell’esempio ammonterà a 10 euro, lo 0,1% dell’investimento iniziale di 10.000 euro.
Chiuso il capitolo azioni, passiamo ai titoli di Stato. Ipotizziamo che acquistiamo BTp a 3 anni all’asta (quindi esenti da commissioni) sottoscritti però sotto la pari (98) con cedola annua del 3%. Sulle cedole che maturano via via pagheremo il 12,5% di imposta sostitutiva. Se teniamo il Btp fino a scadenza, in sede di rimborso alla pari (100), l’imposta sostitutiva sarà altresì applicata sulloscarto di emissione di 2 euro. Il discorso si complica se acquistiamo titoli di Stato sul mercato secondario(titoli già emessi e acquistati nel corso della loro durata ). Supponiamo di acquistare un titolo di Stato con cedola annua del 3% emesso sotto la pari a 95 con una durata di 3 anni (1095 giorni) e che a scadenza rimborserà 100. Ipotizziamo di acquistare nominali 10.000 euro al prezzo di mercato di 91 pagando commissioni pari a 8 euro, 300 giorni dopo l’emissione. Anche in questo caso, come per le azioni, dobbiamo calcolare il prezzo fiscale (su cui calcolare il capital gain). Per farlo bisogna aggiungere le commissioni e sottrarre dal costo di acquisto i redditi di capitale (scarto d’emissione e rateo cedola) maturati alla data dell’operazione ragguagliati ai giorni compresi fra la data di acquisto e scadenza (8*300/1095, quindi 2,19 nel caso specifico). Nel nostro esempio avremo quindi un prezzo medio fiscale di aquisto così determinato (91*10000/100+8)/10000*100 – 2,19. Quindi 88,89.
Ipotizzando di mantenere il titolo fino alla scadenza, con rimborso pari a 100, il capital gain sarà pari alla differenza tra il prezzo fiscale di rimborso (prezzo di rimborso 100 – 5 aggio) e il prezzo fiscale di acquisto (88,89). Otterremo una plusvalenza di 6,11. Su tale plusvalenza la normativa fiscale prevede la tassazione del 12,5% (trattandosi di un titolo di Stato) che, nell’esempio sarà pari a 122 euro ((6,11*20%)/10000/100) .
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